Quali sono le priorità? – XXXI T.O
Essere amato: la cosa più assurda che un Dio possa chiedere.
Eppure è l’unica domanda in grado di ricomporre la nostra vita.
Anche lo scriba che avvicina Gesù nel Vangelo di oggi ha questo bisogno. E ci tiene a capirlo per il rapporto più misterioso che una persona possa vivere: quello con Dio. Una relazione che esprimiamo attaverso riti, Quali sono le priorità? Cosa è fondamentale nel nostro rapporto con Dio?comandamenti, impegni, tentando di balbettare qualcosa nella preghiera… ma cosa è fondamentale in tutto questo? La risposta che Gesù dà allo scriba è importante anche per noi, e ci propone di vivere tenendo insieme tre indicazioni che ci sembrano inconciliabili: l’amore per Dio, per noi stessi e per gli altri.
A ciascuno di noi, nei contesti in rapido cambiamento dove viviamo, sarà capitato di chiedere cos’è l’essenziale, quali sono le priorità, ciò che conta davvero. Sentiamo il bisogno di capire qual è il punto prospettico, la cosa che dà ordine a tutto il resto.
Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
La prima cosa che raccomanda Gesù è di ascoltare. Spesso in confessione, quando qualcuno fatica a riconoscere la presenza di Dio nella propria vita, propongo un esercizio. Di scrivere su un foglio, o di pensare in un momento di preghiera, a tutti i motivi per cui ringraziare. Sono i segni della presenza provvidente di Dio nella vita di ciascuno di noi, che spesso soffochiamo con le nostre preoccupazioni o dimentichiamo per abitudine, magari pensando che ci sia tutto dovuto.
L’ascolto che ci propone il Signore è un esercizio di memoria. Al popolo di Israele, Dio aveva chiesto di ricordare il cammino di liberazione che gli aveva fatto fare.Abbiamo mai provato a fare memoria, per ascoltare la presenza di Dio nella nostra vita? Anche il nostro rapporto con Dio deve custodire continuamente la memoria di essere stati liberati da lui. Altrimenti tutte le cose che facciamo, anche nelle espressioni religiose, diventeranno una forma di masochismo, che fa male a noi stessi e agli altri.
Solo con questa memoria, e con l’ascolto della sua Parola, saremo capaci di amare Dio veramente, orientando a lui tutta la nostra ragione, la nostra vita, le nostre caratteristiche. Che tenerezza vedere un Dio che chiede di essere amato… E fa bene a chiedercelo, perché il pericolo più grande forse non è l’ateismo ma l’idolatria. Tutti abbiamo bisogno di amare e di essere amati, ma quando qualcuno o qualcosa si mette al posto di Dio finisce per assorbire energie, tempo e libertà rendendoci schiavi.
Amerai il tuo prossimo come te stesso
Ed ecco la seconda parte, al futuro. Solo ascoltando e amando Dio sapremo amare noi stessi e gli altri. Anzi, proprio amando noi stessi e gli altri ameremo Dio. Anche qui abbiamo due cose che istintivamente cerchiamo sempre di contrapporre. Se non amiamo noi stessi, non saremo capaci di amare veramente gli altriMa il Signore ci ricorda che vanno tenute insieme. Se non amiamo noi stessi non saremo mai capaci di amare veramente gli altri: finiremo per gettare su di loro le nostre frustrazioni o li useremo per cercare conferme. Solo così possiamo prenderci cura degli altri senza sentire che ci svuotiamo, senza fare le vittime, lasciando nella libertà.
Alla luce di tutto questo allora capiamo qual è la radice del peccato: non credere che Dio ci ama. Pensare che lui sia il nostro rivale, e allora è meglio ribellarci, facendo del male contro noi stessi e contro gli altri.
Prima di quello che facciamo, degli impegni, dei comandamenti, della morale… chiediamoci se stiamo amando il Signore. Sembra la cosa più scontata, e invece è il punto di partenza che dà senso a tutto il resto, e spesso ci manca. Non a caso è l’esame di maturità che Gesù fece a Pietro, prima di affidargli la sua missione: «Mi ami, tu?» E sarebbe bello che questa domanda mettesse in discussione e facesse ordine anche nella vita di ciascuno di noi.

Luca Lunardon

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